lunedì 16 gennaio 2012

Cazzo vuole il signor K.

Questa è la storia di un ragazzo di 21 anni che ha scritto questa storia a 16 anni nel quaderno che usava per prendere appunti a scuola e ha fatto una scommessa che sarebbe riuscito a pubblicarlo in un'antologia Einaudi. Non ce l'ha fatta.
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Niente osterie. Non se ne fa nulla in centro di arrancidite salette ombrose. È un problema. problema insomma... una rottura. 'No sgranfo. Tocca trovare un posto dove lasciar marcire il tempo morto. A noi provincialotti van bene i bavaresi in piazza. Che poi bavaresi è da ridere, visto che se li son fatti su due fighetti di Padova. È di quei localoni da cena studenti-proff.: quelle dove dopo cinque anni di serietà ci si sputtana l'un l'altro con bevute da cagno.
Ma il fatto è che quei posti son sempre strapieni di imbrillantinati glitterini da culo. Figliocci di papà che la domenica si sparano la loro partitina del cuore, mentre la loro cittadina è da una vita ch'è in serie C. Comunque è là che si va a buttarsi via, io e il mio compare. Sette euro è il prezzo di un'ora e mezza di birra – un'ora di birra equivale a circa mezzo litro, due ore a uno intero; per le patatine sono due euro a cranio. C'è tutta un'aria da Oktoberfest che dal pavimento potrebbero saltarti fuori dei ciccioni sbarbati con tromboni e fisarmoniche. Peccato che i camerieri sfilino per gli stanzoni con metri di pizza, polletti e amburgheroni: tutto questo non ha senso.
Quando entriamo ci accoglie la solita cavallona. Magra impiccata, col manto grinzoso. Stavolta non ci guarda neanche in faccia, perché tanto riconosce dalle voci che siamo noi. O dai discorsi. Il mio compare le chiede se c'è posto da vedere la partita.
Giù, andate giù.
Temo abbia i suoi ferri addosso, come suo uso. Sarà che ha degli zoccoli che si consumano velocemente e allora gli stivali col tacco non le fanno toccar troppo terra. È una mia teoria. Non verificabile. Ho paura di no. Fatto sta che scendiamo al piano di sotto, che è uguale al piano di sopra, ma di sotto. All'arrivo ci becchiamo il capoccia del posto seduto allo sgabellino del PC. Ci squadra da capo a piedi.
Avete posto per la partita?
... venite.
Scazzato. Noi lo seguiamo. Da dietro gli vedo bene il codino biondo che ciondola su e giù. Il culetto palestrato. Le scarpe eleganti. La camicia azzurra come si conviene ad un uomo in carriera. L'attacco della barbetta da giovane promettente. Le spalle che dicono che lì è lui a comandare. Ah! gli manca solo la pistola nei pantaloni. Cazzone di prima. Ci mette davanti a una bionda dell'est. Già vista. I capelli incocconati le danno un'aria più ingenua del solito, ma è il naso deciso e la bocca del colore del raboso che decidono tutto. Di certo la bionda più gnocca del locale. L'altro sparisce. Lei ci guarda col suo sorriso da contratto a tempo determinato. Ci fa strada e ci trova un posto sgozzo vicino al cesso. Se ne va facendo a cambio con due listini, anche se ci servono a poco. Intanto Giò si apre una busta di grissini.
– Ah! duri come la pietra, come sempre. Avranno cent'anni cazzo!
– Lo sai che vanno al risparmio con queste cose.
– Sì ma io pago insomma. Vorrei un servizio migliore!
– Sta' buono. Fan così, con tutti quelli che si devono comprare, gli tocca riciclarne.
– Se vado avanti in sto modo, va a finire che mi resta in mano un altro dente!
– Ma sei una fregna Giò!
– Ma vaffanculo! Spero che per la loro tirchieria vadano in fallimento, o si facciano un cazzutossimo male! Guarda!
Batte sul tavolo il grissino. Manco si spezza. A momenti buca il legno.
– Con questo potrei uccidere uno...
Siamo al pre-partita. Nulla da raccontare qui. Insomma sappiamo com'è. Tutti allenati. Preparati. Caricati. Si spera che la partita andrà per il meglio – come se potesse andare bene a entrambi. Gli allenatori augurano buona fortuna al migliore – ma che cazzo dicono? Son soldi, soldi fottuti se perdono! A chi interessa giocare bene? Si sa benissimo che vorrebbero saltarsi al collo. Si ammazzerebbero le rispettive famiglie fosse necessario. L'uno si scoperebbe la figlia dell'altro. Poi andrebbe a vendere gli organi al primo che passa. Eppure sono personaggi pubblici. Gli idoli dei più giovani. Devono dare il buono esempio. Si sa che calciatori e allenatori sono esempi da seguire. Hanno tutte le carte in regola per insegnare il giusto vivere. Il loro scopo è favorire la diffusione della coscienza e della cultura ad ognuno nella società. Non fosse per loro ci trov...
Avete deciso, ragazzi?
«Che?!»
Sì, un boccale da litro di Paulaner...
«Macché?! Ah sì sì devo ordinare, eh... cazzo... eh che faccio di solito?»
Eh sì e per me un litro di Weissen.
Qualcos'altro?
Ah e una porzione di patate fritte.
Ci volete delle salse?
Be' sì, salsa rosa... E avete del ketchup?
Annuisce.
Questi allora li porto via... – prende i coperti – quelli potete tenerli,» intende i grissini.
Se ne va.
Figurarsi se rivoleva i grissini! impreca Giò.
Ma quella era...
Mi sa che comunque non ci si fila qui. Dico che valutando la prestanza del tutto e valutati i precedenti le soluzioni non sono delle migliori. In realtà è un peccato perché... ma mi stai ascoltando?
Scusa scusa, solo che...
Cos'hai?
No ma quella l'hai mai vista prima?
Quella chi?
Ammicco.
Ma se è sempre qui!
Come?
Ma sì! lavora qui da una vita! Mai vista?
Sarò sempre stato troppo ubriaco.
Motivo in più per averla già vista, no?
Ma fottiti, lo sai che non sono il tipo.
Ah no! tu sei il tipo che non parla alle fie per godere delle speranze.
Co' sta storia, ancora!
Sì sì!
Vabbè, come vuoi tu. Solo che non l'avevo mai vista. Chissà che fa per nome.
Chiediglielo.
Ma non posso!
Torniamo a due battute fa?
Sposto lo sguardo sul tavolo. Mi vedo lo scontrino che la cameriera ha lasciato.
Ah! qui c'è un nome: sarà il suo!
Tu stai male.
Lo chiamano senso pratico.
Sì, degli stalker.
Ma fatti i cazzi tuoi!
T'ho davanti, non posso.
Eh guardati la tua squadra allora!
Giò si volta allo schermo.
Insomma questa lavora qui. Con la sua voce e il suo corpo. Coi capelli neri legati dietro. Con la camminata decisa. Con la divisa da lavoro e la traversa annodata. Il palmare per gli ordini. Gli occhi fondi in attesa. Gli orecchini asimmetrici. E da dove salta fuori? Da dov'è partita sta storia? Possibile che a uno tocchi sbattere il muso su un muro per rinsavirsi? Sarà che tutto è dentro tutto. Il mio muso è dentro questo muro. Ché tutto s'alterna su e giù senza meta come bagno freddo che ti fa bene, ma che detesti.
Ma che cazzo fai arbitro?!
Sento urlare da st'altra parte. Pareva che al difesa si masturbasse intanto che un attacante spariva dal campo. Poi era fuorigioco.
Vedi – riattacca Giò – te lo insegnano a calcio praticamente la difesa se ne sta avanti, sempre più. Si trova il suo posto. Se dal centrocampo la palla va dove dovrebbe andare, in realtà è troppo avanti e nessuno può sperare nel gol.
Quindi più porti avanti la difesa e più la partita sta in stallo.
Sì più o meno è così, chiaramente t'aiuta se stai vincendo, o per salvarti sull'ultimo.
Arriva un cameriere indiano con le due birre e poco dopo un altro palestrato con le patate.
Buona cena ragazzi!
Coglione. Io ceno con quattro patate fritte in croce?
Che ti prende?
Arrossisco: Lascia stare.
Brindiamo a quella che finisce per no (la figa, no?) e mi sgàrgaro la Weissen con violenza. È una figata! Se ti fai mancare l'aria per un po' mentre bevi, ti arriva lo svarione. È una partenza, ma sto rilassato.
Che hai da guardarti in giro?
Che?
Non tieni gli occhi fermi un secondo...
Cazzo vuoi?
Cazzo vuoi te?! Sembra che debba succederti qualcosa da un momento all'altro. Ti prude l'uccello?
In effetti sì. Mi prude da bestia.
Va' in mona!
La cameriera attende l'ordinazione quattro tavoli in là, posando la matita sul mento.
Ah, ho capito! – mi palesa Giò, rigirandosi da dietro – ti piace proprio quella, eh?
Senti, fatti i cazzi tuoi.
Scoppia in risa: Ma proprio no! La partita fa troppo schifo stasera, ho davanti uno spettacolo migliore.
Non mi vedo da fuori, ma posso intuire la mia faccia intermittente bianco/rossa.
Sì occhei, mi piace.
Ora sì che parli potabile!
È solo un trip mio, mi passerà quando saremo a casa.
S'avvicina il bestio di prima, quello che c'ha accompagnato alla bionda slava. La cameriera non s'accorge. La prende da dietro. Le mani morbide da borghese sulla vita. Il tizio le molla un bacio sulla guancia, e lei schiva. Sorride. Sparisce. Sparisce l'altro.
– Dunque se la scopa...
Per l'ennesima volta ti fai i cazzi tuoi?
Stai tranquillo bello! È solo un figlio di papà, lo fa per divertirsi...
Dovrebbe fregarmene qualcosa di loro due?
Dovrebbe?
Ma sta' zitto!

La serata poi passa tranquilla. La squadra ha vinto, per la gioia di Giò. Ce ne andiamo di sopra a pagare.
Salite le scale incontriamo la cameriera di prima. Con sguardo truce: Ah, state andando...
Si gira e torna su.
Seguiamo intimiditi e raggiungiamo la cassa.
Avete quattordici euro ragazzi…
Giò mi fa gesti tipo: «Dai, parlaci Provaci cazzo!».
Io gli tiro un'occhiata tipo: «Sì adesso, adesso... aspetta che pago!».
Ecco… – faccio – eh… mi chiedevo… sei qui spesso?
Facepalm.
– No dicevo… eh… a lavorare.
Pokerface.
– No perché… pensavo insomma… se si poteva uscire una sera di queste… sì sei carina eh… conosco una birreria tipo bavarese in centro…
Dio caneee! (Questa è una meme che ho appena inventato. Tipo immaginatevi quel quadrone con il Padreterno barbuto che dà il dito ad Adamo. Eh, però con la faccia da cane).
– Vabbè, come non detto, eh? Buon lavoro!
E mi sparo all'uscita.
– Un attimo! – sento dire da dietro.
Dai che andata! Dai ch'è andata cazzo!
Mi volto.
C'è il capoccia con la tipa: – Che succede qui?
– No niente capo! – tranquillizza nervosamente Giò – Si stava andando…
– Venite con me – sentenzia quello.
«Sono fottuto», mi dico in testa con spiccato accento veneto.
Seguiamo il signor Culetto-Spallacce fino a una porta, schivando camerieri a ripetizione. Entriamo. Stanza grigia. Illuminata a neon. Un tavolo e tre sedie.
– Accomodatevi. Scusate il disordine.
Quale disordine? chiede Giò.
Quello che faremo ci risponde.
Giò e io poggiamo lentamente i culi alle sedie. L'altro s'è seduto in maniera informale a cavalcioni sulla sua.
Vi chiederete perché vi ho portati qui…
Beh sì non è che…
Taci zecca! – meglio stia zitto – Dicevo, vi chiederete perché vi ho portati qui. – ma sì cazzo, sì! – Beh, vedete, noi abbiamo una ferrea politica qui dentro. Ci atteniamo a delle norme inflessibili. Tali norme sono: si entra, si ordina, si consuma, si paga, si va fuori dalle palle. I corollari vengono da soli: non si fa casino, non si rompe nulla, NON ci si prova con le cameriere…
Beh capo, ci spiace, ma non l'abbiamo letto da nessuna parte…
Senti zecca, sai chi sono io?
Oddio, ho una vaga idea…
Sono il signor K. Qui tutto è di mia proprietà. Le posate, i piatti, il cibo, perfino la merda che fate nel cesso, una volta toccata la tazza è mia.
Scusi però signor K., non riusciamo a capire dove vuole andare a parare… puntualizza Giò.
Voglio andare a parare che qualsiasi fottuta cosa vivente o meno che fa parte dell’arredo e della funzionalità di questa cazzo di birreria di merda è di mia esclusiva proprietà!
Davanti a noi 'sto tizio sta diventando rosso come il male.
Momento, momento, momento, momeeeeento… – gli faccio – Cioè. Lei sta dicendo che ha il totale usufrutto di tutte le cameriere del locale?
Precisamente…
E dei camerieri, cosa ne… Ah, cazzo.
Un sorriso berlusconiano si forma lentamente sulla faccia del tizio.
Vedo che siete arrivati al punto, miei cari…
Ossignore…
Voi volevate fottervi le mie cameriere, ora io fotto voi. Mi sembra equo, no?
Occhi vuoti. I nostri. Che cazzo è 'sta cosa? Cioè. No aspetta. Ah, sì. Stanno entrando dei gorilloni in camicia a mezze maniche. Portano delle corde, delle corde sì… Ci stanno legando. Sta accadendo veramente…
– Scusi signor K., però noi la cameriera. Insomma. Mica ce la siamo fatta alla fine... Non sarebbe proprio equo! – replica Giò.
– Si tratta di un dettaglio che possiamo trascurare.
Ma, signor K., perdoni eh… – cerco di parlare io, intanto che dietro a Giò i gorilla preparano la vasella – ma questa… questa scena, non l'abbiamo già vista in un film?
Vedo che al nostro Marcellus Wallace non sfugge nulla! – ed esplode in una risata come una bomba a Nagasaki –Magari puoi essere tu il primo!
Occhei. Forse un miracolo… ma non ci spero neanche più. Sono già a culo buson sul tavolo. Di fianco a me Giò.
Allora ragazzotti, come al solito? Vi dico chi di questi due piccioncini al buco più allenato…» circostanzia il signor. K., scoppiando in un piratesco ahr-ahr.
Sì è vero. L'ho pensato poco fa. Poco fa mi son detto con spiccato accento che ero fottuto, ma non immaginavo proprio in questo senso. Sì è solo un modo di dire, ma adesso… adesso so bene a cosa si riferisce.
Non vedo nulla, se non la faccia di Giò e il tavolo sul quale son buttato. Tra le risatine dei gorilla sento la cintura sciogliersi, i pantaloni cadere, il borghese incespicare nella nostra direzione.
Ora. Prendete Atom Heart Mother dei Pink Floyd. Arrivate a 13' e 21''. Ecco, questa è la musica che mi vibra nel cranio.
Chiudo gli occhi. Parte il countdown finale: dieci, nove, otto, sette, sei, ci…
Un urlo straziante blocca il mio conto. Dolore, sangue. La sensazione di un corpo estraneo che entra nei tuoi apparati.  Eppure qualcosa non va. Non è la voce di Giò. Ma, non conta nulla. Non faccio a tempo a pensare a un cazzo che mi ritrovo a mani slegate sbattermi fuori dalla stanza degli orrori  e spingermi a calcinculo fino all'uscita del locale, tra gli sguardi attoniti dei clienti del locale che vedono un giovane signor K., scortato da tre gorilla in mezze maniche, strisciare a terra con un occhio sanguinante.
Ma che succede Giò?
Corri cazzo, corri!

Passano una ventina di minuti. Io e Giò siamo seduti sul canale che ci passa davanti casa. Fumo una cicca.
Gli chiedo come sia riuscito a liberarsi: Trucchetti imparati all'estero.
E cosa gli abbia ficcato nell'occhio. Lui fruga in una tasca, e tira fuori un grissino: Te lo dicevo che con uno di questi potevo ammazzare uno.
Beh, per poco…
Sì, per poco…
L'acqua scorre calma accarezzando le chiglie delle barche addormentate. Respiriamo affannosamente. Tutta questa serata pare sia durata sei mesi, ma ora è finita. E non ho altro da dire su questa faccenda.

lunedì 2 gennaio 2012

Buonenuove, I.

Scoperta falla nell'operazione Fuga da Alcatraz.
Gli scienziati rassicurano: troveremo una soluzione.
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SCHIO - Nei laboratori sotterranei situati nel centro del Mondo le migliori menti dell'intellighenzia mondiale stanno sperimentando una soluzione alternativa al progetto a cui lavorano da nove mesi. La ricerca è stata fortemente voluta dall'alta borghesia internazionale, e dev'essere ultimata non oltre il 21 dicembre 2012. A quanto pare, il progetto fin'ora seguito dall'ingegnere Soki Takanarama ha svelato un punto debole
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Il cartello di Giavenalesede dei laboratori.
"L'idea era geniale, - ha affermato Gianmassimo Maria Perbendini, presidente dell'associazione Ricconi d'Italia - dovevamo costruire un'astronave che ci permettesse di fuggire in caso di tempesta solare o di qualsiasi altra cosa possa minare la sicurezza del nostro pianeta". L'ideatore del piano vuole restare nell'anonimato, ma abbiamo conferma che il tutto è partito durante una delle serate cineforum organizzate dall'associazione: "Stavamo discutendo su come affrontare quest'ipotetica catastrofe, poi un nostro collega ha portato il DVD del film 2012," afferma il presidente. L'operazione di ricerca è stata denominata Fuga da Alcatraz. "Volevamo trovare un nome d'effetto", ci spiega Perbendini.
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La letteratura in merito dava tutte le sicurezze per permettere la buona riuscita del piano. D'altro canto non si era tenuto da conto un dettaglio: "Noi avevamo già tutto progettato e avevamo già ordinato prosecco e salmone per il viaggio. Tuttavia non avevamo pensato a un piccolo particolare". Infatti è grazie a Otto Kahg, esperto in comunicazioni, che è stata trovata la falla nel piano. "Non volevamo crederci. - racconta Kahg - Il progetto non aveva alcun difetto, e nutrivamo tutti una gran fiducia nell'idea. Ma non si era valutata una cosa importante: dove andare con l'astronave". Le ultime ricerche in campo astronomico infatti non sono ancora riuscite a trovare una valida alternativa alla Terra. 
Il piano sembrerebbe quindi svanito nel nulla, ma gli scienziati nutrono ancora molta fiducia nell'operazione: "Stiamo lavorando sodo, e troveremo una soluzione il prima possibile, - rassicura Luca Gava, un nostro italiano impegnato nella ricerca - e appena avremo un risultato, lo renderemo noto alla stampa".
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Continuiamo quindi a sperare nella buona uscita della missione, in attesa di quella che è prevista come la fine del mondo.