domenica 5 agosto 2012

Morti di X

MIMMORTI: Pronuncia /mi'm:ɔɹti/. Esclamazione veneziana. Etimologia, lat.: morti mei. Varianti: SAMMORTI, TAMMORTI. Può esprimere sorpresa (cf. ex. 1), rabbia (cf. ex. 2), costernazione (cf. ex. 3). L'abuso del termine può portar l'utilizzo a realtà ad esso estranee (cf. ex. 4).

ex. 1     "M., che toco de figa!"

ex. 2      "Ma ti ghe la moli? M.!"

ex. 3     [Riferendosi ad uno spritz] "Sono cinque e cinquanta." "M.!"

ex. 4      "M., che da ridere!"

Interessante la somiglianza con l'espressione romana LI MORTACCI TUA [abbr. LI MORTA'].

L'origine è pressoché incerta. Una leggenda narra che il primo ad usare questa esclamazione sia stato un famoso sicario della Venezia settecentesca, tale Toni l'Ammazzatore, al secolo  Bebifeis Toni. D'origine friulana, come suggerisce il nome, l'Ammazzatore era noto in tutta le isole della laguna per l'efferatezza dei suoi lavoretti, come li chiamava. 
Si racconta che una sera si trovasse presso l'osteria di Aldo, agli Ormesini, dopo aver svolto un compito per la famiglia Corner. Successe che dopo la terza birra Coop, della Cooperativa Adriatica prodotta, così si diceva, nei birrifici del bellunese, s'incazzò di brutto con un numida che voleva rivendergli un ombrellino tascabile [1]. Pioveva. In quel momento Bebifeis Toni, detto l'Ammazzatore, alzò lo sguardo, guardò dritto negli occhi il numida e gli disse: – Va' for dai cogioni, o te conzo confà i mimmorti! 
Il numida non disse altro, e s'incamminò per le calli umide.
La storia fece il giro di tutti baccheri e di tutti i campi, finché arrivò alle orecchie del Patriarca, che, successivamente, esportò la locuzione fino alla città der Papa.


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NOTE

[1] La presenza di tali individui dotati di conoscenze arcane, come il saper trasformare un mazzo di rose in una manciata di ombrelli con l'acqua piovana, è documentata dai tempi della Controriforma. Tra i documenti del Sant'Uffizio troviamo una sentenza datata 1558 che condannò un gruppo di tali stregoni negri come lo Demonio (cfr. AAVV, Documenti dell'Inquisizione veneta, Montatori, Milano, 2003) alla fustigazione per toller fuora lo male che fluvia nello corpo e nell'alma loro (cfr. op. cit.).

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