lunedì 6 agosto 2012

Il sistema zuckerberghiano e sue implicazioni

Estratto da un idea di saggio collettivo mai pubblicato: AA. VV., Appunti per un dibattito di idealistica comparata.
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Dopo la grande svolta della timeline che, coerentemente alla filosofia idealistica, colloca gli eventi nel loro sviluppo temporale e non, com'era precedentemente, in semplici entità assolute dallo stesso, in Facebook viene introdotta la possibilità di modificare post e commenti. È così concepita l'idea che nulla che si manifesta nell'esperienza sensibile è eterno ed immutabile, bensì è il risultato di un processo che trova nel continuo rinnovarsi la propria essenza.
Esiste una spiegazione al riguardo? Una ragione per la quale il sig. Zuckerberg abbia invertito la rotta del suo sistema filosofico? Azzardare delle ipotesi è possibile.

Tanto per capirci. La visione escatologica del mondo, la quale prefigge un fine ultimo per l'uomo e la sua esperienza, e quindi un fine ultimo per l'utente e la sua esperienza sociale virtuale, fu rivalutata e difesa in epoca moderna dal più influente filosofo della fine del secolo XIX: Giorgino Hegel, al secolo Georg Wilhem Friedrich Hegel. Padre-padrone della filosofia idealistica, citata in origine. I principali eredi, come qui tutti sapranno, della scuola hegeliana furono i cosiddetti hegeliani di sinistra, tra i quali spiccò prometeicamente la più famosa barba della storia della filosofia. Il materialismo storico e dialettico, teorizzato appunto da Karl Marx, fu la prima, e per ora l'unica, a quanto pare, idea che seppe raccontare in maniera precisa ed ineccepibile, sebbene in soldoni, la farsa della storia.
Dallo scoppio della ancora galoppante crisi economico-finanziaria gli scritti del filosofo di Treviri stanno vivendo una renaissance. Se di rinascimento, dunque, vogliamo parlare, è necessario che l'oggetto di cui stiamo discutendo abbia vissuto prima un momento di crisi ed oblio. Appunto. Successivamente allo sfacelo del movimento operaio in Europa e all'implosione del blocco sovietico, decine e decine di intellettuali o presunti tali, prima acerrimi apologeti dell'Utopia, si decisero per un'inversione di rotta (come appunto il nostro Zuckerberg). Prendendo in mano il Per Lenin della Bausano e del Quadrelli a pagina 23 leggiamo: 
In tale contesto [quello poc'anzi descritto, n.d.a.] gran parte degli appartenenti al ceto intellettuale repentinamente convertitisi al ragno di "liberi pensatori" hanno modo di scatenarsi. Il proletariato e la classe operaia in quanto soggetti storici sono irrisi mentre gli attacchi al marxismo e la sua confutazione diventano il bersaglio quotidiano di filosofi vecchi e nuovi. [...] Più si è stati "estremisti" nei decenni precedenti, più l'abiura non deve lasciare dubbio. [1]
Intorno si vede sorgere | un mondo di cose nuove, | questa roba si spazza via [2], scriveva Meneghello. Ebbene è spiazzante come questi versi, scritti ben prima del periodo di cui stiamo parlando, racchiudano esattamente lo Zeitgeist di questi anni. Il tempo è venuto. L'occidente, la democrazia, il capitalismo hanno vinto. Chi ha lottato per questo ha avuto la sua ricompensa. Niente più lotta di classe, niente più terrorismo, niente più ideologie. La storia si è conclusa. Che ci resta ancora? Nulla
Eppure questo vuoto, questo no-di-ente, spaventa, no? Che fine faranno allora la politica, la poesia, la filosofia? Come sempre, l'ideologia dominante, si trova la risposta da sola.
Si assiste così alla riscoperta e alla rivalutazione di non pochi filosofi reazionari e fascisti. In particolare Nietzsche e Heidegger e questo non ha nulla di casuale. Soprattutto a essere oggetto di culto è quell'insieme di retoriche e argomentazioni dichiaratamente irrazionaliste che, in Europa, avevano imperversato nel momento in cui il "mondo di ieri" era caduto in frantumi. [3]
Ora, potremmo discutere per ore sul perché la Bausano e il Quadrelli considerino Nietzsche e Heidegger filosofi reazionari e fascisti [4], e anche sul perché non abbiano voluto mettere la virgola prima della subordinata introdotta da e. Ma non è questa la sede. Ciò che interessa è che qui sia caduto l'asino, e che si sia pure ammaccato gli zoccoli.
Quel baffone di Friedrich è famoso per le centinaia di aforismi raccolte più o meno ordinatamente nella sua opera. Diverse sue speculazioni hanno affrontato il tema dell'eterno ritorno, ovvero, in parche parole, l'idea che tutto sia eternamente ciclico e che si ripeta immutato tendenzialmente all'infinito. Da qui, a piè pari, si giunge alla conclusione che ogni momento vale per se stesso, in quanto sconnesso da un proprio sviluppo nel tempo. E questa è proprio la stessa Weltanschauung che permeava la scansione delle pubblicazioni nelle bacheche del social network di cui ci occupavamo, ovvero Facebook (per chi avesse perso il filo del discorso).

Dove siamo giunti, allora? Secondo la nostra speculazione, Facebook sarebbe specchio dello Spirito del tempo o, più in piccolo, del rinnovato interesse per il marxismo. Può esserci del vero. Tutti ricordiamo quanto sia stato ripetuto, più e più volte, dai soliti altermondisti il fatto che le rivolte arabe, sì quelle che avrebbero dovuto portare mille anni di democrazia e prosperità al Nord Africa, siano nate e si siano sviluppate attraverso la rete e Facebook. Inoltre, dopo queste riformattazioni grafiche, e potrebbe non sembrare un caso, il noto social network è precipitato nelle quotazioni in Borsa. Molti nodi sono ancora da sbrigliare, e sarà compito della nostra ricerca scioglierli uno per uno. [...]

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NOTE

[1] G. Bausano et al., Per Lenin. Materialismo storico e politica rivoluzionaria, Gwynplaine, 2011.

[2] L. Meneghello, Pomo pero, BUR, 1974.
[3] Bausano et al., 2011.
[4] Devo ammettere che ho un debole per l'esistenzialismo.

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