martedì 27 dicembre 2011

La condizionedellapoesiamorosa nel panoramaletterariocontemporaneo

C'è troppa gente che ancora scrive canzoni d'amore. Già. Due palle. [Quando ci sei tu io non ci sono | quando non ci sei manco io ci sono]. Cose così. La gente s'innamora e deve esprimere tutto la sua non volontà di essere nella volontà di essere nell'altro.
Sappiamo tutti comunque che l'amore diventa qualcosa di veramente interessante quando non c'è. Insomma, essere sposati, magari a ventitré anni: che poesia scriveresti? [ieri sera abbiam scopato ed è stato bellissimo | e lo rifaremo anche domani | e così per sempre | finché morte non ci separi]. Sì. E finché non ti cadranno le tette e il cazzo non si rizzerà più. Se si vuole invece dare un valore artistico al nostro amore, tutto sta nel non realizzarlo. La distanza tra l'amante e la donna amata. Il lai dei vecchi provenzali. È già stato detto tutto. Proprio là. Dico: l'Europa contemporanea è un meticciazzo bastardo tra quello che è classico formacontenuto e spirito nordico epicoesanguinario. Se parliamo dell'amore classico: be', latino insomma: Catullo, Tibullo, Properzio, Ovidio, Orazio, poco altro. Occhei, diamo pure una foglia dall'alloro a quest'ultimo. Le nevi e il vino mesciuto e l'attimo che fugge sono una chicca della letteratura. Poi con Catullo insomma: quanto troia è Lesbia. Poi anche coi Greci, ma pure lì è tutta catarsi formacontenutistica. Ma già qui capiamo dove si va a parare: A me pare uguale agli dei | chi a te vicino così dolce | suono ascolta mentre tu parli | e ridi amorosamente. Saffo. Che poi Catullo ancora: Ille mi par esse deo videor. Pure qui comunque. Allora il poeta guarda la sua amata, da fuori. Si dice queste parole in testa. Se le sente, ed è come gliele dicesse: pur dicendosele da solo. Ma che manca a quello che ora è barbarico, moderno? L'immediatezza. Questo è un ragionamento. Si ragiona, si pensa e si cerca di sviluppare tutto in un concetto logico. Logico. Λόγος [1]. Non figurato, non immaginativo e nemmeno così profondamente intestinale.
Prendiamo una delle poesie che più han smaronato nel Medioevo: Can vei la lauzeta mover | de joi sas alas contra·l rai, | que s'oblida e·s laissa | chazer | per la doussor c'al cor li vai, | ai! tan grans enveya m'en ve | de cui qu'eu veya jauzion! | Meravilhas ai, car desse | lo cor de dezirer no·m fon. [2] Bernart de Ventadorn. Immagine: un uccello. Un uccello che vola. Dinamico, colorato. Poi segue: Ai, las! tan cuidava saber | d'amor, e tan petit en sai, | car eu d'amar no·m posc tener | celeis don ja pro non aurai. [3] Basta. Non so nulla, nulla capisco perché pensavo che le logiche avessero un minimo. E invece, non ce n'è per nessuno: Dante (Paradiso, XX, 73-75): Quale allodoletta che in aere si spazia | prima cantando, e poi tace contenta | dell'ultima dolcezza che la sazia. Felicità di morire in favore di qualcos'altro. Annullamento. Annichilimento. Questo. Si perpetua da là, fin ora. Beccatevi qualsiasi canzone d'amore, quelle che tendono al massimo: son queste. Nient'altro. L'ammirare ciò che è fuori ed irraggiungibile. Non logico. Non pensiero: immagine.
È masturbazione: immaginarsi quello che non s'ha sotto gli occhi: il pensiero lontano. In fondo l'amor de lonh era questo: masturbazione, pura. Una donna/un uomo non puoi averla/o senza perderla/o. Ciò che desideri son quella sfilza di versi che ci scriveresti sopra: e basta. La natura fa schifo. Lo sappiamo tutti che i migliori poeti sono quelli che non han mai scopato. Petrarca ad esempio [4]. Tentativo di logica. Esplicazione immaginativa. Affidamento-al-cielo. Dio. Nient'altro.
Cos'era quindi un tempo la poesia d'amore? Seghe. Cos'è ora la poesia d'amore? Seghe su seghe. Imitazione su imitazione. Per cui: c'è troppa gente che ancora scrive canzoni d'amore. Già. Due palle. L'abbiam capita, e non si può farne niente. Allora: un poeta amoroso: o trova e convince che si può avere qualcosa di più che questo Cupido edulcorato Dio o la borra o la famaegloria altrimenti ha poco da far capire che l'amore è bello o brutto. Lo sappiamo, e non è questo il punto: il punto è: c'è qualcosa di meglio? Ne vale la pena? Quanto tu soffra o sia felice o la tua amica è una gnocca da spavento? Interessa? Nessuno ha sentimenti migliori di un altro. Siamo sulla stessa barca, vecchio. Fattene un ragione.

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NOTE

[1] Lógos. Il pensiero. La capacità razionale dell'uomo: nella filosofia antica è via di verità. Vedi Platone e Agostino, in situazione cristiana certo.

[2] Prima stanza di BERNART DE VENTADORN, Can vei la lauzeta mover. Traduzione: Quando vedo l'allodola battere di gioia le sue ali verso i raggi del sole, tanto che si dimentica (di se stessa) e si lascia cadere per la dolcezza che le scende nel cuore, ah! quanta invidia mi prende di chiunque io veda felice: mi stupisco come all'istante il cuore non mi si consumi di nostalgia.

[3] Stanza seconda di ibidem. Traduzione: Ahimè, tanto credevo sapere d'amore e tanto poco ne so, perché non mi posso trattenere dall'amare colei da cui non avrò mai frutto.

[4] C'è da spiegare, in realtà, un concetto interessante. Laura in Petrarca è l'aura, la laurea. Un insieme di significati che si incrociano l'uno nell'altro per esprimere vanitas del mondo. Per quanto ci riguarda, il Canzoniere potrebbe benissimo non essere un libro d'elegie amorose, Laura sarebbe potuta benissimo non esistere mai. E la stessa cosa vale per la Beatrice [Beata Beatrix] di Dante. Infatti è da intendersi l'insieme come una metafora della vita interiore di un uomo-titano. Colui che cerca la gloria in un mondo altro da sé. Petrarca è l'eroe moderno. Il Galileo delle lettere. Non per nulla Alfieri c'andava matto, e Leopardi lo apprezzava sì e no. Petrarca: l'intellettuale che vuol essere sugli altri. Leopardi: l'intellettuale che vuole essere degli altri. Gramsci: l'intellettuale che vuole essere con gli altri. Noi siamo unici, come tutti gli altri.

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